L’uso del biomarcatore BCI raccomandato dal EGTM per gruppi specifici con carcinoma mammario

Lo European Group on Tumor Markers (EGTM) raccomanda, in aggiunta ai saggi universalmente riconosciuti (ER, PR e HER2), l’utilizzo del biomarcatore BCI (Indice del Carcinoma Mammario o Breast Cancer Index) per predire gli esiti ed aiutare durante la scelta della terapia adiuvante per le pazienti con carcinoma mammario positivo ai recettori degli estrogeni (ER+), HER2 negativi e linfonodi negativi. La dichiarazione compare all’interno delle nuove linee guida pubblicate dallo EGTM e specifica, in aggiunta, come il BCI può aiutare ad identificare il rischio di una recidiva a distanza di tempo, fornendo dei risultati superiori anche a quelli ottenuti usando biomarcatori alternativi (Oncotype DX o IHC4) durante uno stesso trial. Il BCI è un saggio molecolare basato sull’espressione genica e sviluppato per aiutare ad identificare le pazienti che possono trarre beneficio da un trattamento endocrino prolungato, oltre i cinque anni; numerosi studi prospettivi-retrospettivi sono già stati condotti per determinare il suo valore prognostico nelle recidive precoci e per periodi di tempo superiori ai 5 anni dall’intervento chirurgico. Il suo inserimento nelle raccomandazioni del EGTM, insieme con gli altri test multianalita (es: uPA/PAI-1, Ocotype DX, MammaPrint, etc.), dimostra quindi la sua efficacia clinica quando applicato all’interno di sottogruppi specifici di pazienti con carcinoma mammario. Partendo da questi risultati, gli obiettivi futuri per i ricercatori sono quelli di validare la tecnica anche nei pazienti con linfonodi positivi, in un trial randomizzato prospettico, determinarne l’efficacia predittiva a distanza di tempo anche dopo una terapia adiuvante.