Il primo isolamento di virus influenzale nell’uomo risale al 1933 in Inghilterra. Sono stati identificati tre tipi differenti di virus influenzali: il virus tipo A e il virus tipo B, responsabili della sintomatologia influenzale classica, e il tipo C, di scarsa rilevanza clinica perché generalmente asintomatico. L’influenza da virs A (IVA) è particolarmente pericolosa per i neonati, gli anziani e le persone con comorbilità ma talvolta anche per i soggetti sani. Ciò suggerisce che, tra i tanti ceppi che circolano annualmente, alcuni sono più virulenti di altri. I marker di gravità sono stati trovati per ceppi specifici, ma un indicatore generale valido per più ceppi sarebbe estremamente utile. Il gruppo di ricerca guidato dalla Prof.ssa Ana Falcón del Department of Molecular and Cellular Biology, National Center for Biotechnology, Spanish National Research Council (CNB-CSIC) di Madrid hanno studiato i genomi virali difettosi (DVG). Queste molecole, che consistono in pezzi di RNA virale con informazioni genetiche incomplete, si trovano in più ceppi di virus influenzali. Le ricerche precedenti suggeriscono che DVG attivino il sistema immunitario negli animali infetti, e quindi potrebbero limitare la gravità. I risultati di questa nuova ricerca, effettuata sui topi utilizzando cellule umane infettate con diversi ceppi del virus dell’influenza A H1N1, e pubblicati sulla rivista PLOS Pathogens, suggeriscono che livelli più bassi di queste molecole potrebbero aumentare la gravità dell’influenza perché i ceppi con i livelli più bassi di DVG nelle colture cellulari hanno indotto anche infezione più grave nei topi.
27 ottobre 2017
Disponibile un nuovo marcatore di gravità dell’infezione influenzale?
Reduced accumulation of defective viral genomes contributes to severe outcome in influenza virus infected patients,
Jasmina Vasilijevic et al.
PLOS Pathogens (2017)
http://journals.plos.org/plospathogens/article?id=10.1371/journal.ppat.1006650