Negli USA la legalizzazione della marijuana in 23 Stati e nel distretto della Colombia ha recentemente richiesto lo sviluppo di saggi in grado di determinare quando gli individui ne abbiano fatto uso e se i quantitativi fossero sufficienti da provocare invalidità. La mancanza di una relazione fra la concentrazione del metabolita carbossi tetraidrocannabinolo (THC) e l’eventuale invalidità dell’individuo ha reso inutile il tradizionale saggio degli stupefacenti nelle urine per tale scopo; nelle urine il THC si trova in forma inattiva e per determinare il suo effetto sull’organismo è necessario determinare la forma attiva. Neanche i saggi ematici possono essere d’aiuto in questo versante a causa della rapida diminuzione di concentrazione di THC nel sangue già dopo 1 o 2 ore dall’uso; possono passare infatti dalle 1,5 alle 4 ore prima che si prelevino dei campioni di sangue dagli individui in stato di fermo. L’interesse si sta spostando quindi sugli strumenti di determinazione orale, rapidi e facili da utilizzare anche per un agente di polizia sulla scena di un incidente stradale. Anche in questo caso tuttavia sorge un problema. I cannabinoidi sono lipofili e tendono quindi ad accumularsi nel tessuto adiposo; studi recenti hanno dimostrato che i frequenti fruitori di marijuana possono accumulare quantitativi di THC che permangono anche 30 giorni dall’uso. Determinare un universale quantitativo limite di THC risulta quindi improbabile secondo alcuni ricercatori. A dispetto delle premesse, si attendono maggiori approfondimenti sul tema da parte degli esperti di laboratorio, soprattutto alla luce della continua evoluzione del sistema giuridico e della possibile legalizzazione dell’uso della marijuana in altri Stati, così da poter avere un chiaro punto di riferimento per la regolamentazione.
28 gennaio 2016
I laboratori americani affrontano la sfida del saggio della marijuana
Laboratorians take on legal marijuana testing challenges
J. Kirkwood
Clinical Laboratory News, Jan 2016
www.aacc.org