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16 luglio 2019

La determinazione della PCR può essere utile per una migliore appropriatezza prescrittiva degli antibiotici nelle esacerbazione della BPCO nell’ambito delle cure primarie

1060_PCR ed antibiotico

Gli antibiotici sono stati usati così ampiamente e per così tanto tempo che gli agenti infettivi si sono adattati a loro, rendendo i farmaci meno efficaci. Ogni anno negli Stati Uniti, almeno 2 milioni di persone vengono vanno incontro ad una infezione da batteri resistenti agli antibiotici (AR) e almeno 23.000 persone muoiono ogni anno come conseguenza diretta di queste infezioni. Pertanto tutta la comunità scientifica è mobilitata per rendere l’impiego degli antibiotici mirato alle condizioni dove sia realmente necessario. Il point-of-care testing (POCT) della proteina C-reattiva (PCR) può essere un modo per ridurre l’uso non appropriato di antibiotici senza correre il rischio di non trattare, se opportuno, i pazienti che hanno delle esacerbazioni acute della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). A tale scopo, i ricercatori di diversi centri europei hanno condotto uno studio multicentrico, in aperto, randomizzato, controllato, che ha interessato i pazienti residenti in Inghilterra e Galles la cui cartella clinica di cure primarie, riportava una diagnosi di BPCO e che ha consultato un medico per una esacerbazione acuta della BPCO. I pazienti sono stati assegnati ad un primo gruppo nel quale le cure abituali venivano prescritte sulla base della determinazione della PCR effettuata con l’impiego di un sistema point-of-care (gruppo guidato dalla PCR) o ad un secondo gruppo dove veniva prescritta la usuale terapia senza il supporto della valutazione della PCR (gruppo con terapia usuale). Sono stati arruolati con questa modalità un totale di 653 pazienti e distribuiti nei due gruppi per randomizzazione. Un numero inferiori di pazienti nel gruppo la cui terapia era guidato dai risultati della PCR hanno riportato un uso di antibiotici rispetto al gruppo di pazienti seguiti secondo la consuetudine (57,0% vs 77,4%). Le decisioni sulla prescrizione degli antibiotici prese dai medici durante la prima visita sono state accertate da tutti tranne 1 paziente e le prescrizioni di antibiotici effettuate durante le prime 4 settimane di follow-up sono state osservate per il 96,9% dei pazienti. Una percentuale più bassa di pazienti nel gruppo la cui prescrizione di antibiotici era guidata dalla PCR rispetto al gruppo con terapia tradizionale ha ricevuto una prescrizione di antibiotici nel corso della prima visita (47,7% vs 69,7%) e durante le prime 4 settimane di follow-up (59,1% vs 79,7%). In conclusione la prescrizione della terapia antibiotica guidata dalla PCR, per le esacerbazioni della BPCO, nell’ambito delle strutture per le cure primarie, ha portato a una percentuale inferiore di pazienti che hanno fatto uso di antibiotici e che hanno ricevuto prescrizioni di antibiotici da parte dei medici, senza che questo abbia comportato una qualche evidenza di danno.

C-Reactive Protein Testing to Guide Antibiotic Prescribing for COPD Exacerbations

Christopher C. Butler, David Gillespie, Patrick White, et al.

N Engl J Med July 11, 2019; 381:111-120

https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1803185?query=TOC

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