Nell’ultima decade sono stati proposti diversi biomarcatori per il carcinoma della prostate (PCa) alternativi all’antigene prostatico specifico (PSA), più comunemente utilizzato nel percorso diagnostico. Fra le tante possibilità è stato proposto anche l’uso di tecniche biochimiche sofisticate o di animali con un elevata sensibilità dell’apparato olfattivo per identificare composti organici volatili (VOC) correlabili al PCa. Queste metodologie, riconosciute ed utilizzate come un valido strumento diagnostico alternativo sin dal 2001, si basano sull’identificazione di molecole organiche in grado di volatilizzarsi a temperatura ambiente e che sono prodotti di differenti passaggi metabolici. Taverna e colleghi sono degli esperti della tecnica in questione, avendo già pubblicato un lavoro dove riscontravano in due cani una sensibilità ed una specificità olfattiva superiore, rispettivamente, al 98,6% e 96,4% nell’identificare VOC specifici del PCa in campioni di urina. In uno dei loro ultimi lavori hanno sperimentato l’abilità dei cani nell’individuare le recidive del PCa in uomini sottoposti a prostatectomia radicale (PRa) a causa del PCa. I risultati hanno confermato che se un carcinoma residua dopo una PRa, questo continua a rilasciare i VOC caratteristici per cui i canidi sono stati preparati. Ulteriori studi sono tuttavia necessari prima di poter svelare nella loro complessità la natura e la genesi biochimica dei VOC caratteristici del PCa. Sicuramente però lo sviluppo di tecniche diagnostiche non invasive come questa potrà portare ad acquisire risultati in modi meno costosi e, possibilmente, con meno complicazioni.
7 dicembre 2015
La diagnosi del carcinoma della prostata negli individui sottoposti a prostatectomia radicale tramite l’olfatto di cani addestrati
Highly-trained dogs’ olfactory system for detecting biochemical recurrence following radical prostatectomy
G. Taverna, L. Tidu, F. Grizzi, …, M. Lazzeri, G. Guazzoni
Clinical Chemistry and Laboratory Medicine, Sept 2015
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