I ricercatori della UNC School of Medicine hanno accertato per la prima volta la connessione fra il microbiota intestinale e lo sviluppo delle capacità cognitive nei lattanti. Precedenti studi avevano chiaramente evidenziato l’influenza dei microorganismi presenti nel tratto intestinale di roditori sul loro neurosviluppo ed una loro alterazione comporta un cambiamento della capacità esplorativa, comunicativa e cognitiva. Alexander L. Carlson e colleghi si sono serviti delle Scale Mullen di Primo Apprendimento per determinare la potenziale associazione fra la composizione del microbiota e lo sviluppo delle capacità cognitive durante il primo anno di vita del neonato; inoltre hanno monitorato i volumi delle differenti regioni della corteccia cerebrale utilizzando la tecnica di imaging della risonanza magnetica (MRI); ed infine hanno condotto delle analisi di sequenziamento dell’amplicon del 16S rRNA presente nei campioni fecali degli lattanti. Gli esami hanno inizialmente permesso ai ricercatori di distinguere i lattanti in base alla composizione batterica, suddividendoli in tre differenti gruppi; hanno quindi trovato grandi variazioni dei valori delle Scale di Mullen a seconda dei mesi di vita dei soggetti. La Dr. Rebecca C. Knickmeyer, referente per l’articolo, ha concluso quindi evidenziando come “il dato importante in questo studio è che abbiamo distinto un gruppo di lattanti in base alla loro specifica composizione batterica e con una superiore capacità cognitiva durante i test ..”, “ ..questa è la prima volta che viene dimostrata nell’uomo un’associazione fra composizione del microbiota e sviluppo delle capacità cognitive …”. I risultati potrebbero quindi influenzare notevolmente le future ricerche incentrate sui meccanismi responsabili della comparsa di disturbi nella capacità linguaggio o cognitiva.
11 agosto 2017
La prima connessione fra microbiota intestinali e capacità cognitiva nei lattanti
Infant Gut Microbiome Associated with Cognitive Development
Carlson A.L., Xia K., Azcarate-Peril M.A. et al.
Biological Psychiatry, Jun 2017
http://www.biologicalpsychiatryjournal.com/article/S0006-3223(17)31720-1/pdf