Il Western Blot (WB), o Immunofissazione, è una tecnica analitica che, a causa di vari cambiamenti tecnologici ed aggiornamenti introdotti col passare del tempo, è stata oggetto di continue rivalutazioni. Introdotta intorno al 1970 ed usata principalmente nei laboratori biochimici per il riconoscimento di singole proteine nelle miscele, le sue proprietà ne hanno favorito l’impiego anche nei laboratori clinici. Poiché si è discusso relativamente poco del suo impiego in quest’ultimo ambito scientifico, Curtis Balmer ha da poco pubblicato un articolo sul sito dell’American Association for Clinical Chemistry in cui analizza la sua evoluzione in ambito strettamente clinico, dai suoi primi utilizzi fino alle future prospettive. Il WB era inizialmente utilizzato come supporto per la diagnosi sia di patologie infettive (epatite C, HIV, malattia di Lyme, sifilide) che di malattie autoimmuni, patologie paraneoplastiche e casi di miosite. La ricerca di tecniche diagnostiche con maggiore sensibilità e specificità ha portato tuttavia i laboratori ad allontanarsi dai saggi WB ed ad avvicinarsi a quelli NAT (Nucleic Acid Test). Durante questi ultimi anni differenti gruppi di ricerca hanno continuato ad approfondire le meccaniche che regolano il WB, cercando di renderla più efficace ed “attraente”; un esempio è quello di Amy Herr, professoressa di bioingegneria della University of California, Berkeley, che ha condotto degli studi per la rivalutazione del WB; il suo gruppo di ricerca cerca di affrontare le limitazioni della metodologia sviluppando modifiche in grado di rivoluzionare il suo funzionamento. La loro ricerca mira infatti a rendere la tecnica WB maggiormente quantitativa, sensibile ed in grado di essere effettuata su singole cellule. Se la ricerca sarà in grado di sviluppare un valido sistema di facile utilizzo nei laboratori rimane comunque da vedere.
1 dicembre 2015
La storia dell’Immunofissazione. Dal passato alle prospettive future
The past, present, and future of Western Blotting in the clinical laboratory
C. Balmer
American Association of Clinical Chemistry, Oct 2015
www.aacc.org