Uno studio condotto all’interno delle strutture sanitarie ed universitarie della città di New York ha valutato l’efficacia delle radiazioni nel campo spettrale dell’UV-C (100-280 nm) quale metodo per superare le problematiche legate ai batteri resistenti o sensibili ai comuni antibiotici. I dati statistici riportano infatti come le infezioni nella sede di un intervento chirurgiche avvengano con un tasso variabile compreso fra lo 0,5 ed il 10%, nonostante l’attenzione posta nella preparazione del sito operatorio. D’altra parte è noto come una continua esposizione a radiazioni UV possa avere, generalmente, effetti dannosi per la salute sia del paziente che del personale sanitario che ne faccia uso. I ricercatori si sono quindi focalizzati sullo studio di una lunghezza d’onda specifica, i 200 nm, per verificare la sua significativa proprietà citotossica verso i batteri ed il suo minimo effetto citotossico o mutagenico per l’organismo umano. L’analisi dei risultati ha dunque dimostrato come la radiazione UV-C a 207 nm (lunghezza d’onda fissa della specifica lampada) è in grado di eliminare efficientemente i batteri S. Aureus resistenti alla meticillina producendo in contemporanea minimi effetti sulle cellule umane. Conseguentemente i ricercatori ritengono che l’uso delle radiazioni UV-C possa avere un potenziale ruolo, vista la sua sicurezza ed economicità, nel ridurre la frequenza delle infezioni della sede di un intervento chirurgico, ivi incluse quelle legate a batteri antibiotico-resistenti.
29 luglio 2016
Le radiazioni UV-C come strumento antibatterico efficace ed economico per ridurre le infezioni chirurgiche
207-nm UV light – A promising tool for safe low-cost reduction of surgical site infections
M. Buonanno; G. Randers-Pehrson, A.W. Bigelow et al.
PLOS one, Oct 2013
www.plosone.org