Nel febbraio 2018, la FDA ha approvato il primo test che impiega la determinazione ematica di biomarcatori (l’idrolasi dell’ubiquitina C-terminale L-1 – UHC-L1 e la Proteina fibrillare acida della glia – GFAP) per la diagnosi di una lesione cerebrale traumatica (TBI). I dati presentati alla FDA sono stati ora pubblicati. Il dottor Daniel M. Lindberg, medico del Department of Emergency Medicine e Kempe Center for the Prevention and Treatment of Child Abuse and Neglect, entrambi presso la University of Colorado School of Medicine, che dal 2015 scrive per il NEJM Journal Watch Emergency Medicine ha commentato i risultati del lavoro di Bazarian JJ et al. pubblicati su Lancet Neurol 2018 del 24 luglio. Lo studio prospettico, finanziato da un’Azienda, ha arruolato adulti presso i dipartimenti di emergenza negli Stati Uniti e in Europa che hanno effettuato una tomografia computerizzata (TC) per un sospetto trauma cranico, con un punteggio iniziale della scala di Glasgow per il coma (GCS) di 9-15 ed ai quali è stato prelevato un campione di sangue entro 12 ore dal trauma. L’evidenza, all’esame TC, di una lesione, includeva: lesioni intracraniche, ed anche la presenza di fratture craniche e del massiccio facciale, o anche solo lesioni del cuoio capelluto. La determinazione dei biomarcatori è stata considerata positiva se i livelli di una o entrambe le proteine erano superiori alle soglie stabilita. Dei 1.959 pazienti, 125 (6%) presentavano evidenza CT di lesione ma solo 8 avevano lesioni che gli autori consideravano eleggibili per l’intervento chirurgico. Solo 39 pazienti avevano un punteggio GCS di 9-13 e il 31% di questi presentava lesioni. Tra tutti i partecipanti, il 66% di quelli sottoposti alla determinazione del biomarcatore avevano un risultato positivo. Il test ha avuto una sensibilità del 97,6% e un valore predittivo negativo del 99,6% per la lesione. Il valore predittivo positivo (PPV) tra i pazienti con GCS 14-15 era solo dell’8,8%. Il dottor Lindberg nel commentare questi risultati rileva come gli autori non riportino se questi biomarcatori hanno migliorato la capacità di predire le lesioni in misura superiore rispetto a scale cliniche già validate, come la Canadian Head CT rule (che suggerisce che per un determinato paziente non è necessaria la TC del cranio con una sensibilità 83-100% per tutte le lesioni intracraniche ed una sensibilità del 100% per i risultati che richiedono un intervento neurochirurgico). Il test aveva un PPV molto basso, anche se l’inclusione di lesioni extra-craniche, come l’edema del cuoio capelluto, avrebbe aumentato il PPV. L’alto tasso di lesioni in pazienti con punteggio GCS di 9-13 suggerisce con forza che questi pazienti hanno bisogno di una TC immeditata senza aspettare i risultati dei biomarcatori. Tenendo presente queste considerazioni, il dottor Lindberg raccomanda di utilizzare, al momento, una scala di predizione clinica e non impiegare questi biomarcatori finché non verrà dimostrato che possono ridurre l’impiego della CT rispetto, ad esempio, alla Canadian Head CT rule.
7 agosto 2018
L’impiego di biomarcatori per prevedere una lesione intracranica nel trauma cranico: alcune considerazioni
Finally, Actual Data for the FDA-Approved Biomarkers of Traumatic Brain Injury
Daniel M. Lindberg
NEJM Journal Watch August 2, 2018
https://www.jwatch.org/na47225/2018/08/02/finally-actual-data-fda-approved-biomarkers-traumatic