E’ stata recentemente scoperta una potenziale connessione fra i composti chimici comunemente contenuti nei prodotti per la casa o per l’industria ed i livelli di 25-idrossicolecalciferolo (vitamina D o 25(OH)D) ematici. Queste molecole, come gli Ftalati ed il Bisfenolo A (BPA), sono già note per rientrare nella categoria degli interferenti, o perturbatori endocrini, e quindi per avere la capacità di alterare le funzionalità del sistema endocrino peggiorando lo stato di salute di un organismo o della sua progenie. Per giungere a questa conclusione, i ricercatori del Department of Environmental Health Sciences di Washington hanno esplorato la relazione fra le concentrazioni urinarie di 11 metaboliti ftalati, il BPA ed la concentrazione di 25(OH)D serico in un campione rappresentativo di adulti di origine americana utilizzando uno studio di sezione trasversale. I risultati hanno dimostrato la presenza di una consistente associazione inversa fra i livellli totali di 25(OH)D ed i metaboliti dei di(2-etilesil-) ftalati (DEHP) in tutta la popolazione valutata nello studio e nei modelli stratificati in base al sesso. Per quanto riguardi invece il BPA è stata individuata una relazione inversa statisticamente significativa esclusivamente nelle donne. In generale, i dati ottenuti e pubblicati forniscono sufficienti prove a favore della teoria secondo cui l’esposizione ambientale a ftalati e BPA può portare ad un’alterazione delle concentrazioni totali di 25(OH)D in circolo negli adulti. Ora è compito dei futuri studi effettuare una quantificazione dell’impatto, una valutazione delle tempistiche e dei meccanismi legati a questa relazione.
17 ottobre 2016
L’interferenza dei perturbatori endocrini sulle concentrazioni di vitamina D nell’organismo adulto
Relationships Between Urinary Phthalate Metabolite and Bisphenol A Concentrations and Vitamin D Levels in U.S. Adults: National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), 2005–2010
L.E. Johns, K.K. Ferguson, J.D. Meeker
The Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, Sept 2016
http://press.endocrine.org/doi/10.1210/jc.2016-2134