Il Prof. Bruno Milanesi, che ha un’enorme esperienza nel campo della Patologia clinica come Direttore di Struttura complessa di Medicina di Laboratorio ed anche come Capo Dipartimento nello stesso ambito, sintetizza, in modo estremamente interessante, questa nuova prospettiva offerta come possibile strumento di terapia in caso di neoplasia. In un preciso articolo comparso sul sito della Associazione Amici della Medicina di Laboratorio ci informa come un gruppo di ricercatori dell’Università di Okayama (Giappone) ha utilizzato uno dei metodi più recenti con le cosiddette cellule “HOZOT” cioè linee cellulari create coltivando “fianco a fianco” linfociti T da sangue del cordone ombelicale con cellule stromali di ratto per realizzare una nuova opzione terapeutica ch e permetterebbe di portare direttamente all’interno delle cellule tumorali i farmaci. In questo modo verrebbe evitato di colpire le cellule sane presenti intorno al tumore e quindi anche i fenomeni di tossicità sistemica. La caratteristica delle cellule HOZOT è proprio il riconoscimento selettivo degli elementi tumorali ed il cosiddetto fenomeno del “cellula-nella-cellula (si infilano all’interno), che consente di distruggere in maniera specifica il tumore, non essendo tossiche per le cellule normali. Il grande vantaggio di queste cellule “HOZOT” è quello di sfruttarle come carrier, armandole con virus oncolitici come l’Adenovirus OBP401/F35, da veicolare direttamente nel tessuto neoplastico, uccidendo con precisione le sue cellule.
28 dicembre 2017
Nuove prospettive terapeutiche per il cancro con cellule “HOZOT”
Cancro. Dal Giappone arrivano le cellule killer
Bruno Milanesi
Associazione Amici della Medicina di Laboratorio.
http://amicimedlab.altervista.org/?p=12377