Alcuni studi hanno dimostrato la possibilità d’individuare i primi sintomi della malattia di Alzheimer (AD) da 4 fino a circa 17 anni prima della comparsa della demenza; tuttavia ad oggi non esistono terapie in grado di rallentare o prevenire la sua comparsa.
Con l’obiettivo di sviluppare tecnologie sempre meno costose ed invasive, Kiddle e colleghi hanno effettuato una ricerca per determinare la presenza di potenziali marcatori ematici della AD in una fase pre-sintomatica. Lo studio ha dimostrato anzitutto una ereditarietà dei livelli proteici nel plasma, evidenziando una possibile contraddittorietà dei biomarcatori proteici della patologia; dopodiché ha ricercato dei biomarcatori proteici ematici di endofenotipi della AD in gemelli asintomatici. Il biomarcatore individuato è collegato ad un calo della capacità cognitiva nel contesto delle differenze fra gemelli monozigoti; ciò suggerisce un suo ruolo nel trasporto dell’informazione sulla capacità cognitiva complementare ai marcatori genetici e che può essere un biomarcatore dell’invecchiamento cognitivo modificabile.
5 agosto 2015
Nuovi biomarcatori per “predire” l’Alzheimer
Plasma protein biomarkers of Alzheimer’s disease endophenotypes
S.J. Kiddle, C.J. Steve, M. Mehta, A. Simmons, X. Xu, S. Newhouse, M. Sattlecker
Translational Psychiatry, June 2015
www.nature.com