Una crescente riduzione dei saggi del PSA

Il cambio delle politiche sanitarie avvenuto negli ultimi anni, che hanno fatto seguito alla diffusione delle nuove linee guida per la diagnosi del carcinoma della prostata negli uomini adulti, è stato recentemente oggetto di attenta valutazione da parte di differenti ricercatori americani. Lo USPSTF (United States Preventive Services Task Force), un gruppo indipendente e volontario composto da esperti a livello nazionale di Medicina Preventiva e della Medicina Basata sulle Prove di Efficacia, aveva raccomandato alle istituzioni sanitarie, prima nel 2008 e poi nel 2012, di non effettuare lo screening per la prevenzione del carcinoma prostatico negli uomini di età superiore ai 50 anni. Alcuni studiosi del Journal of American Medical Association hanno da poco pubblicato un lavoro in cui analizzano l’impatto che entrambe le raccomandazioni hanno avuto sul tasso d’incidenza e sulla attuazione dello screening del carcinoma della prostata negli uomini in età avanzata; i dati ottenuti hanno messo in risalto una netta diminuzione di entrambi i tassi negli anni successivi alla diffusione delle nuove linee guida della USPSTF. Un’ulteriore ricerca portata avanti da altri ricercatori del Journal of American Medical Association ha evidenziato anche come questo trend, sia nella diffusione dello screening per il carcinoma prostatico che la sua incidenza, risulta più significativo fra i maschi di età inferiore ai 75 anni. La conclusione degli studiosi è che, nonostante le ultime linee guida non permettano una identificazione precoce del carcinoma della prostata, i benefici derivanti risultano comunque superiori. Per questo si comincia a pensare che durante gli ultimi 20 anni i medici possano essere stati eccessivamente zelanti nel prescrivere lo screening e trattare i carcinomi della prostata. Oggi si ritiene che il naturale passo successivo possa essere, piuttosto, lo sviluppo di strategie di screening personalizzate in base ai rischi ed alle preferenze individuali.